Tratto da: SANTA MARIA DEL ROSARIO – UNA PARROCCHIA MILANESE (Vittoria Cesari Rosti -1989)
Un antico oratorio
“SANTA MARIA DEGLI ANGELI”
L’Oratorio di Santa Maria del Rosario è tra i pochi in grado di testimoniare, nella continuità della sua lunga storia, l’origine dell’Oratorio stesso inteso come istituzione religiosa e sociale, la sua trasformazione alla luce delle intuizioni educative di San Giovanni Bosco ed infine la sua realizzazione oggi nella Società.
Santa Maria del Rosario, infatti, possiede uno degli Oratori più antichi della Città. Dedicato a «SANTA MARIA DEGLI ANGELI», esso fu uno dei nove istituiti in Milano nel 1609* dal Cardinal Federigo Borromeo, con principi del tutto nuovi.
*Il 1609 viene per lo più indicato come anno di fondazione dei nove Oratori, ma in realtà, essi furono istituiti nel 1607. Nel 1609 ricevettero la “Regola”.
Fino alla metà del sec. XVI, per Oratorio si intendeva un luogo sacro, spesso una Cappella votiva dedicata ai Martiri o alla Vergine, ove i Confratelli si riunivano a pregare.
Più tardi l’espressione mutò significato e servi ad indicare un luogo d’incontro fra giovani votati ad opere di carità a favore del prossimo ove si studiava la Dottrina Cristiana per insegnarla nelle Parrocchie e dove si pregava dopo aver compiuto certi doveri.
Questa Istituzione nacque nella seconda metà del sec. XVI, come elemento religioso e sociale, animato da una profonda fede, mai disgiunta dalle opere, ed ebbe come fondatore San Filippo Neri, l’apostolo della gaiezza giovanile.
Il Cardinal Federigo Borromeo, che aveva seguito con ammirazione la dinamica attività degli Oratori romani e che aveva assistito il Santo morente, parve riceverne una profonda eredità spirituale che pose in pratica nella sua illuminata guida alla Chiesa Ambrosiana.
San Carlo si era preoccupato di istituire presso ciascuna Parrocchia una «Schola Doctrinae Christianae», ma in essa non troviamo traccia dell’Oratorio inteso come elemento religioso e sociale. Appare chiaro, invece, come il Cardinal Federigo, fondando i nove oratori, intendesse creare altrettanti centri di fede, capaci di sensibilizzare i giovani alla vita sociale, attraverso l’amor del prossimo.
Il primo accenno a questi Oratori ci viene dal Rivola nel 1656 che nella sua «Vita del Cardinal Federigo Borromeo» dice che nel 1607 questi ordinava che fossero fondati in Milano nove «Oratori sotto i vari titoli della Vergine».
Tra di essi troviamo l’Oratorio di «Santa Maria degli Angeli», il cui nome corrispondeva al titolo cardinalizio dello stesso Federigo Borromeo «Sanctae Mariae Angelorum», e la cui sede era presso la Chiesa di San Nazaro, ossia la «Basilica Apostolorum» una delle Basiliche fatte costruire dallo stesso Sant’Ambrogio. Quest’Oratorio, sopravvissuto nel tempo, giunse presso la Chiesa del Rosario dopo un lungo e travagliato peregrinare.
Il Rivola riporta la Regola che il Cardinale aveva dato a quegli Oratori l’8 settembre 1609 e dice che i giovani «… si radunavano ne’ di festivi et andavan agli hospitali a rifar letti agli infermi, nettargli di ogni immondità, consolargli … animargli colla pazienza…».
I giovani poi si recavano all’Oratorio per «l’Officio della Vergine … fino a Vespro», insegnavano nelle Chiese la Dottrina Cristiana e «… facevano un po’ di esercitio corporale, concludendosi in alcun luogo dove infin ad hora conueneuole di ridursi alle loro case, si ritenevano in alcuna honesta e licita ricreazione.»
Il quadro è veramente nuovo ed il programma assai chiaro: preghiera, disponibilità verso il prossimo, «esercitio corporale», svago. In questa regola è la base dell’Oratorio moderno e ci stupisce di trovarla già nel ‘600.
Nel 1737-1738 l’Oratorio di «Santa Maria degli Angeli» si trovava ancora presso San Nazaro. La notizia ci viene da Serviliano Latuada che in quegli anni parlava di «una radunanza di giovani» istituita dal Cardinal Federigo Borromeo presso San Nazaro e precisa che la sede prescelta era stata la Cappella della Beata Vergine Assunta o di Lonigo, detta anche la Trivulzia, perché annessa alla bramantesca Tomba della Famiglia Trivulzio, costruita presso San Nazaro.
Proseguendo la sua narrazione, il Latuada dice che nel 1728 gli ascritti avevano fatto abbellire quella sede con affreschi e con un’ancona dipinta da Pietro Magatti. Questo quadro, ignorato per tanti anni, fu trovato da Edoardo Arslan nel 1957 ed oggi fa parte della Collezione Marietti.
Questa pala, detta della «Madonna degli Angeli», presenta notevoli tratti stilistici, specie nel volo degli Angeli, ove la luce dissolve delicatamente i volumi, che appaiono più marcati nella figura della Vergine.
Nel 1786 l’Oratorio si trovava ancora nella stessa sede: ce ne informa la Rivista «Milano Sacro» del 1786. Questo però è l’ultimo accenno a San Nazaro.
Un Manoscritto dell’Ambrosiana del 1790 dice che l’Oratorio di «Santa Maria degli Angeli» ha perduto sede e titolo in seguito alla soppressione degli Oratori e aggiunge che alcuni Confratelli insieme ad altri di Santo Stefano in Rugabella, avevano ottenuto il permesso di riunirsi in San Giovanni Evangelista, detto in Guggirolo, «… sotto il titolo dell’Annunziazione…». Restava il nome originario alla Cappella ove si officiava.
Il Manoscritto prosegue dicendo che, allontanati anche di là «… per le vicende dei tempi…» nel 1797 essi si riunirono, in un locale sopra la Sacristia di 5. Calimero, sotto il titolo di «Maria Vergine Assunta».
Nel 1821, essendo pericolante la soffitta, ottennero di radunarsi in San Pietro dei Pellegrini col ripristino del nome. Questa Chiesa trecentesca, fatta edificare da Bernabò Visconti quale Ospizio per i Pellegrini che venivano da Roma (e come tale soppresso da Giuseppe II), esiste tuttora in Corso di Porta Romana.
Nel 1847 l’Oratorio era ancora presso questa Chiesa, registrato negli elenchi di «Milano Sacro».
Il Bianchi, che ne fece la storia più recente, dice che nel 1884 venne trasferito in Via Olocati e che dal 29 settembre 1887, secondo un manoscritto del Sacerdote Serafino Allievi, veniva fuso col soppresso Oratorio di San Luigi da lui fondato nel 1872, con sede in Via Giambattista Vico.
Trasferito in Via Santa Cristina (poi Laura Mantegazza) quindi in Via Olona 12, tornava in Via Giambattista Vico 12, «… nell’apposito locale…» col nome originario di «Santa Maria degli Angeli.»
Nel 1903 subì un nuovo mutamento e divenne «Educatorio Federigo Borromeo» e Scuola Elementare.
Finalmente nel 1906 l’Oratorio si stanziò in Via Solari 46 presso l’erigenda Chiesa di Santa Maria del Rosario, ma appariva in «Milano Sacro» come dipendente da San Vittore. Sappiamo che aveva contribuito alla costruzione della nuova Chiesa con L. 85.000 e vari arredi.
Nel 1907 con Decreto Arcivescovile fu assegnato definitivamente a Santa Maria del Rosario.
Da quel giorno, operò ininterrottamente presso questa Chiesa fino ad oggi, conservando il nome originario fino al 1950.
L’oratorio tra il 1907 e il 1927
L’Oratorio di «Santa Maria degli Angeli» iniziò la sua attività presso Santa Maria del Rosario ancor prima che la Chiesa divenisse Parrocchia, quando era una semplice Cappella.
Il territorio assegnato alla Chiesa era assai vasto (arrivava fino alla Cascina Corba) e l’Oratorio dovette assumere subito un gravoso impegno.
Il primo Assistente e Delegato Arcivescovile, don CARLO GUSSONI, molto operò per esso. Nel 1914 lo troviamo già ben operante, infatti si ha notizia di solenni predicazioni organizzate per i giovani ed i fanciulli, in preparazione della inaugurazione della Chiesa che avrebbe avuto luogo il 25 ottobre 1914.
Il Cardinal Ferrari si preoccupava di questo Oratorio e della sua assistenza alla quale si interessava attivamente don Giovanni Rossi.
Una Lettera del 13 ottobre 1917, firmata da quest’ultimo riguarda proprio l’Oratorio di «Santa Maria degli Angeli» che era rimasto senza Prefetto ed Assistente, chiamati sotto le Armi. Per ordine del Cardinale, mons. Pasini sarebbe dovuto diventare Assistente ed il Sig. Tritto Prefetto, in via provvisoria.
Nel novembre 1917 don Gussoni lasciava la Parrocchia che veniva assunta da un grande organizzatore, don GIOVANNI BARGIGGIA, che, affiancato da don Giovanni Rossi diede un nuovo assetto sia alla vita della Chiesa che all’Oratorio.
Nel 1919 essendo stata Santa Maria del Rosario riconosciuta come Parrocchia, don Bargiggia divenne Parroco.
Con lui, le Organizzazioni Cattoliche e l’Oratorio assunsero una vita regolare operando su di un vasto territorio.
L’Oratorio di «Santa Maria degli Angeli» rimase maschile, mentre furono chiamate le Suore Canossiane a reggere l’Oratorio femminile.
Come risulta anche dai «Bollettini Parrocchiali» di quegli anni, molte furono le iniziative: corsi culturali e religiosi, fiere di beneficenza, raduni per i giovani.
L’Oratorio procedette cosi fino al 1927, anno in cui don Bargiggia fu nominato Vescovo di Caltagirone e lasciò la Parrocchia.
L’oratorio tra il 1927 e il 1950
Nel 1927 divenne Parroco don GIOVANNI MORELLI. Don Bargiggia gli aveva consegnato un Oratorio certamente ben organizzato, ma carente di spazi e di attrezzature. La popolazione aumentava ed occorreva dedicarsi maggiormente al problema dei giovani. Don Morelli fece costruire alcune parti dell’Oratorio, ma particolarmente importante fu la realizzazione di un grande Salone-Teatro che divenne il centro dell’Oratorio stesso.
Erano gli anni in cui iniziava a diffondersi l’Opera educativa di San Giovanni Bosco che, partendo dalle basi del vecchio Oratorio sempre valide, si sforzava di adeguarsi ai tempi con sistemi più moderni.
Si entrava nel secondo periodo di vita dell’Oratorio in genere: Santa Maria del Rosario fu tra le prime Parrocchie ad attuare questo rinnovamento specialmente per opera di un grande educatore: don CESARE CATTANEO.
Negli anni in cui egli operò, tra il 1930 ed il 1943, l’Oratorio assunse una straordinaria vitalità.
Don Cesare, che intendeva l’Oratorio come luogo di preghiera, sì, ma anche di dialogo, di amicizia e di prevenzione, seppe farsi giovane fra i giovani, consigliere, amico ed educatore sempre disponibile per grandi e piccini. Fece dell’Oratorio una famiglia che guidò con profonda fede e profonda umiltà.
Un articolo dell’ing. Camurati sintetizza con parole efficacissime la situazione dell’Oratorio diretto da don Cesare. Egli dice: «…gli fu dato il settore dei Giovani. Ciò doveva comprendere Oratorio, Associazioni giovanili e studentesche. Citare solamente queste Opere, voleva dire fondarle su un’assidua formazione religiosa dei responsabili…» E ancora: «…la casa di don Cesare era il luogo dell’incontro serale dei giovani che con lui avevano da parlare, da conversare, da passare qualche tempo con altri amici.»
Più avanti c’è il ricordo delle allora ben note recite, nel Salone-Teatro, di Operette e Commedie che i ragazzi animavano con la loro gaiezza.
Nei tristi anni di guerra, allorché molti giovani dell’Oratorio furono chiamati alle Armi, don Cesare istituì una Segreteria che accogliesse la corrispondenza, perché nessuno rimanesse privo del conforto della sua parola.
Si può comprendere quale valore assumesse «l’Oratorio di Santa Maria degli Angeli» in tempi di pionieri quando ogni problema si risolveva con umiltà e semplicità.
Il suo territorio era enorme, perché fino al 1937 aveva avuto la cura anche dell’Oratorio della Cascina Corba e quello dei Padri Concezionisti di Via Vespri Siciliani 68.
Chiamato dal Cardinal Schuster a guidare i Giovani di Azione Cattolica della Diocesi nel 1943, don Cesare lasciava l’Oratorio di «Santa Maria degli Angeli» e la Chiesa di Santa Maria del Rosario.
La guerra aveva assai danneggiato questa Opera: decimata, schiacciata dagli eventi, nei primi anni di pace don Morelli dovette faticare non poco per recuperare quanto restava di essa.
L’oratorio tra il 1950 e il 1965
Il successore di don Giovanni Morelli, che moriva nel 1950, fu don ENRICO ZAROLI.
In quegli anni si era formata la «Federazione degli Oratori milanesi» e per l’ultima volta si senti parlare dell’Oratorio di ««Santa Maria degli Angeli» presso Santa Maria del Rosario in Via Solari 16A. (1950)
L’Oratorio femminile veniva spostato in Via Bergognone, presso le Suore di San Giuseppe.
Don Zaroli si trovò in un momento di generale rinnovamento. Il Cardinal Montini, allora Arcivescovo di Milano, fu molto attento a questo settore della Chiesa milanese che si avviava verso tempi nuovi.
In quegli anni gli abitanti della Parrocchia toccavano i 30.000.
Nel 1956 venne attribuito a Santa Maria del Rosario l’Oratorio della «Casa di Cura del Policlinico» di Via Dezza. L’impegno aumentava ed aumentavano le difficoltà.
La Società assorbiva molti giovani in altre direzioni e l’Oratorio era meno frequentato.
Furono continui gli appelli di don Zaroli alla frequenza, ma occorreva un radicale mutamento che richiedeva tempi lunghi e soluzioni originali. L’Oratorio era da rinnovare totalmente. Egli cercò di sostenerlo con iniziative religiose e culturali, ma nel 1964 moriva e lasciava questa pesante eredità al suo successore: don Ettore Beretta.
L’oratorio tra il 1965 e il 1989
L’Oratorio di Santa Maria del Rosario con don ETTORE BERETTA vive la sua terza fase, quella che potremmo dire moderna. È questa la fase nella quale l’Istituzione, in generale, assume nuove forme, nuove responsabilità e non solo di carattere religioso. Essa deve potenziare al massimo, accanto alla funzione educativa la funzione sociale.
L’Oratorio di Santa Maria del Rosario era da rifondare e don Ettore Beretta avvertì ben presto questo problema che si imponeva, sia per la precarietà delle vecchie costruzioni, sia per la necessità di rinnovamento.
Fin dai primi anni del suo impegno pastorale incominciò ad insistere sullo sforzo necessario per migliorarlo.
Nel 1967 chiedeva dirigenti capaci e promuoveva incontri ed iniziative per i giovani. Nel 1969 incominciava esponendo alcuni progetti per la vita dell’Oratorio, indicandone l’utilità; faceva eseguire alcune opere preparatorie nel cortile e, nel 1970 fece eseguire un portichetto per la parte femminile.
Il motivo della nuova costruzione era divenuto costante.
Nel 1971, fu pubblicato un Numero unico di «Lanterna» con la ricapitolazione dei lavori da farsi: si parlava della struttura, del metodo educativo e se ne esponeva il programma. L’impegno era assai oneroso, sia per la spesa che per le difficoltà che si sarebbero incontrate. Anzitutto occorreva raccogliere i fondi, ottenere le Autorizzazioni comunali (che non si ebbero facilmente) e realizzare le opere, sfruttando massimamente lo spazio con soluzioni pratiche e moderne, utilizzando anche i vecchi edifici.
Don Beretta prosegui con coraggio, i fedeli del Rosario non smentirono la loro fama di generosità (ricordiamo l’iniziativa del «mattone») e pian piano incominciarono i lavori.
Nella «Lanterna» del gennaio-febbraio 1975 egli scriveva: «i nostri Oratori sono in via di trasformazione… una trasformazione di vita, di metodi educativi è già in atto… noi ci riferiamo all’adeguamento delle strutture materiali …Poichè questa trasformazione richiede cifre notevoli, abbiamo pensato di programmare l’esecuzione in tempi diversi.»
Informava inoltre che un primo tempo era stato già realizzato ottenendo, da una ristrutturazione fatta sulla vecchia costruzione, otto aule per il Catechismo, una nuova sede per il Movimento Giovanile, una ricreazione coperta per l’Oratorio femminile ed un restauro della Sacristia.
Nel successivo numero di «Lanterna» (marzo-aprile 1975) veniva esposto il Progetto-programma per un secondo tempo di lavoro in cui si rendevano necessarie alcune nuove costruzioni.
Sempre in un articolo su «Lanterna» maggio-giugno 1977 si esponevano le ragioni e l’impegno che animavano l’Opera, intesa come necessaria costruzione materiale, ma anche come impegno morale per i giovani e la Società.
I lavori procedevano come le offerte, tanto che nel 1979 fu saldato il debito per la nuova costruzione e nel 1980 si inaugurava la parte nuova: si pensava già ad un terzo tempo per la ristrutturazione del teatro, che sarebbe poi diventato l’Auditorium Solari.
Un opuscolo esplicativo fu pubblicato in quell’occasione col seguente titolo: «L’Oratorio di Santa Maria del Rosario si presenta rinnovato nella struttura esterna e nei valori.»
Venivano esposte tutte le caratteristiche del nuovo Oratorio in senso materiale e spirituale: in esso si offrivano spazi per i giochi e programmi sportivi,un Cinema, che tuttora proietta film molto attuali con un Cineforum con discussioni ed incontri, feste per ragazzi in varie occasioni e gite.
Quanto a valori spirituali esso proponeva progetti educativi di fede e di impegno sociale, programmi di vita comunitaria tra i vari gruppi, disponibilità di servizio verso il Quartiere. Gli stessi giovani, attraverso Assemblee, potevano intervenire coi loro suggerimenti.
Si chiedeva la partecipazione attiva dei genitori ai progetti formativi. Il gravoso impegno preso da don Ettore negli anni ’70 è ora viva realtà. I Sacerdoti, i laici, i Catechisti che, finora, hanno guidato l’Oratorio hanno sempre formato un ottimo complesso educativo, senza risparmio di fatiche.
L’antico Oratorio di «Santa Maria degli Angeli» rivive nel nuovo, che non ha ripudiato i suoi principi, ma che li ha potenziati nel tempo.
A memoria dell’antica Istituzione, don Beretta fece eseguire dal pittore Uboldi una pala d’Altare dedicata a Santa Maria degli Angeli: essa si trova nella cappella delle suore di Via Bergognone e voleva collegare simbolicamente il presente al passato.
L’oratorio
La scelta di articolare la pastorale giovanile tra una attenzione più specificatamente mirata ai valori e una più attenta ai ragazzi, ha alle spalle una forte tradizionale oratoriana; la nostra parrocchia è sorta come oratorio e si sente: sempre l’oratorio è stato una componente centrale della vita della parrocchia, che ha riservato una attenzione particolare ai piccoli (ne è prova anche lo sforzo di fornire tutte le possibili strutture che aiutino la vita dell’oratorio; e di queste non c’è sicuramente carenza.).
La storia dell’oratorio della nostra parrocchia è ancora da scrivere; certamente conosce momenti importanti, ma tra essi mi pare signifcativo ricordare soprattutto questi.
Nel 1971, la parrocchia cerca di ripensare i propri oratori alla luce del Concilio Vaticano II. Un numero intero del bollettino parrocchiale, «Lanterna», testimonia che da tempo la parrocchia rifletteva sull’oratorio come una sua privilegiata preoccupazione (significativo l’articolo introduttivo di don Ettore), e sui suoi metodi («L’oratorio: perché lo facciamo?», «La preghiera», «Attività ricreative», «Il metodo di gruppo», «Gli educatori», «Alcune idee guida – principi per la coeducazione»).
Gli anni che seguono rispecchiano fedelmente quelle idee guida, e l’impressione che l’Oratorio riesce a dare di sé, é certamente di una realtà «pensata» in ogni sua componente: sia nel rapporto tra animazione catechesi e preghiera, sia nel rapporto con la vita parrocchiale, sia nel rapporto con la diocesi ed in particolare con la FOM.
Certamente, a partir dagli anni ’80, sono iniziati momenti di difficoltà; i problemi che confluirono a produrre una certa «crisi» dell’oratorio sono molteplici: se le suore avevano sempre garantito una assistenza qualitativamente e qualitativamente significativa, con la partenza di suor Consolata, cominciano a vivere momenti di progressiva restrizione del loro apporto alla vita dell’oratorio; don Sante si trova sempre più assorbito dalla vita della parrocchia e dei G.G., ma soprattutto si riflettono anche in un oratorio con una tradizione forte come il nostro, i problemi della pastorale giovanile in generale.
Veniamo così, grosso modo agli primi anni ’90, nei quali l’oratorio ha sentito l’urgenza di ripensarci; è stato dedicata all’oratorio una seduta del Consiglio Pastorale Parrocchiale («La questione dell’oratorio, tracce per una riflessione»); si stava cercando di capire le cause della caduta di significanza (i riflessi sono in una diminuzione della presenza, anche nella componente ricreativa oltre che in quella sacramentale e catechistica) dell’oratorio sia presso i ragazzi che più facilmente si rivolgono ad altre agenzie educative, sia presso i genitori che non sembrano più condividere in massa il valore d’una educazione alla fede che non si limiti ai sacramenti.
Resta comunque la convinzione che l’oratorio sia un valore irrinunciabile: il valore di una «casa» accogliente, di una fraternità per una condivisione del cammino di fede, e di accoglienza verso i poveri, verso quei ragazzi che ancora oggi non hanno chi si preoccupi dì loro.
Il valore di un «servizio»: per un giovane ma anche per un ragazzo l’oratorio resta una effettiva possibilità di una pedagogia alla vita come dono e all’assunzione di responsabilità.
Gli strumenti che ci sembrano essere i punti di riferimento che funzionano e debbano essere valorizzati sono: il CONSIGLIO DELL’ORATORIO, che si faccia carico unitamente a tutta la parrocchia dei problemi dell’oratorio. Il coinvolgimento delle FAMIGLIE; se l’oratorio è la preoccupazione educativa della comunità adulta, sono anzitutto le famiglie ad essere chiamate in causa. La cura degli EDUCATORI: è forse uno dei punti dolenti, per la giovane età e per la preparazione, ma proprio per questo va privilegiata.
A partire dall’esperienza fatta con i giovani per la pastorale giovanile, e stimolati dalla lettera pastorale sugli itinerari educativi, il Consiglio dell’oratorio ha preparato un PROGETTO EDUCATIVO («lasciate che i bambini vengano a me»).